giovedì 26 dicembre 2013

Fondazione Il Ponte - campagna iscrizioni 2014

La Fondazione Il Ponte è un'organizzazione no-profit con finalità sociali, gestita da persone del luogo con un forte radicamento al territorio, in grado di portare avanti negli anni un'idea di sviluppo del territorio, fondata sulla valorizzazione della nostra identità culturale, creando opportunità di lavoro, così come già avviato dal 2007 dal Comitato Civico Il Ponte, di cui la Fondazione ne è la modesta evoluzione.

Ponte è il luogo dell'antico Sannio dove parte il percorso della memoria dell'Unità d'Italia, grazie alla sua strategica posizione che la vede collocata su l'asse viario principale della Bn Caianello e l'inizio della piccola valle del fiume Alenta fino a raggiungere Casalduni e Pontelandolfo.

E' molto importante per una Nazione la presenza e lo sviluppo di "santuari" della memoria, perché questi contribuiscono in modo rilevante alla costruzione di una vera unità nazionale, elemento fondante per uno sviluppo diffuso.

Come accade ed è accaduto in molte Paesi del Mondo, solo quando i vincitori riconoscono il valore dei vinti e ne rispetteranno i propri eroi ci può essere un futuro unitario.

I tanti libri di Ciano, Di Fiore, Patruno, Aprile ed altri ci forniscono un'indicazione univoca di quanto è grande per questo territorio l'opportunità che la storia risorgimentale ci ha lasciato.

Il nostro primo obiettivo è quello di diffondere la consapevolezza di trovarci in uno dei luoghi della memoria più importanti d'Italia in cui crediamo sia possibile costruire un distretto produttivo specifico.

Stiamo lavorando per porre in essere un piccolo ma interessante museo storico di Ponte-Casalduni, magari proprio dove la stazione ferroviaria per anni ha legato queste due comunità dall'omonimo nome.

Qui vorremo esporre i dipinti su tela che raffigurano i luoghi come erano allora, tra vigne e briganti, cimeli della nostra grande tradizione contadina, troppo spesso trascurati ed altre opere della natura e dell'ingegno che la storia ci ha tramandato.

Vorremo in luce un vero percorso di vita dei briganti, dalle loro peripezie, ai loro costumi ed ai loro pasti, soffermandoci anche sulla triste pagina degli eccidi perpetrati nel periodo risorgimentale.

Stiamo altresì lavorando ad una dettagliata quanto organica classificazione delle tradizioni alimentari contadine nostrane, come ad esempio il "parruozzo", la minestra di fagioli cotti in pignata, i formaggi saporiti e gli ammugliatielli, che forse è la nostra maggiore specialità gastronomica, accosteremo ad ogni pietanze gli abbinamenti con i nostri ottimi vini.

Sono ormai pronti i modelli di progetti d'impresa, di attività professionali ed artistiche per essere utilizzati nel settore turistico, agrituristico, artigianale, agricolo, artistico, ludico e storico-culturale, il tutto con un solo obiettivo finale: creare sviluppo per dare nuove opportunità di lavoro nel nostro stesso territorio.

La strategia d’intervento è fondata sulla costruzione di un vero e proprio distretto produttivo, con un forte apporto di strumenti innovativi di comunicazione

Per concretizzare questo progetto è indispensabile iscriversi alla Fondazione Il Ponte per dare il vostro contributo al programma,  l'invito è rivolto anche a tutte le associazioni ed enti presenti sul territorio.

martedì 24 gennaio 2012

COMUNICATO CONGIUNTO: Fondazione Il Ponte e Partito del Sud Gruppo Sannita

Grande soddisfazione a Ponte tra gli organizzatori dell'evento “Perché i terroni salveranno l’Italia” con la presentazione dell'ultimo libro di Pino Aprile, Giu al Sud, nel quale il sesto capitolo resta dedicato integralmente a Ponte. Grossa attenzione dai numerosissimi presenti alle tematiche affrontate negli interventi che si sono succeduti, con il clou della serata affidato al noto giornalista e scrittore Pino Aprile.


L’interesse della platea dovuto al prestigio dell’autore e agli argomenti trattati, di grande attualità, hanno tenuto desta l’attenzione dal primo all’ultimo minuto, perché il tema del meridionalismo è particolarmente sentito in questi luoghi della memoria, che hanno visto episodi tragici del Risorgimento Italiano rendendo già tristemente famosi territori come Casalduni e Pontelandolfo.


La Fondazione Il Ponte si è fatta interprete, dopo mesi di studio, delle aspettative di un popolo che coltiva nel proprio animo sentimenti di amore per le vittime di quegli episodi, anche perché diretto discendente di coloro che ingiustamente furono etichettati come briganti, tempi e modalità del progetto sul sito web della Fondazione www.il-ponte.org


Lo stesso Pino Aprile, dopo aver ringraziato il Comune di Ponte, nella persona del Sindaco D. Ventucci, per la cosegna della Chiavi della Città, ha dimostrato grande interesse al progetto di costituzione del museo storico , dedicato alla vicenda dei briganti, offrendo la sua preziosa collaborazione.


Incoraggiati da questo successo i soci della Fondazione Il Ponte sono già alacremente al lavoro sui progetti presentati al pubblico, convinti che la collaborazione con il Gruppo Sannita del Partito del Sud sia di fondamentale importanza per il buon fine del progetto.


Per ogni contatto www.il-ponte.org e www.sannio.tk

sabato 27 novembre 2010

INVITO 27-11-2010


PINO APRILE A PONTE IL 27-11-2010 ORE 17.30

Comunicato stampa del 26-11-2010 Incontro con Pino Aprile


Sabato 27 novembre 2010 a Ponte (Bn) Abbazia di S. Anastasia, il 5° Incontro Dibattito nell'ambito del progetto: ITALIANI DEL SUD, 1860-2010 ORA COME ALLORA ? Per questo appuntamento ci sarà la partecipazione dello scrittore giornalista Dott. Pino Aprile, autore di "TERRONI", caso letterario dell'anno. Dopo un breve saluto di Libero Sica, coordinatore del Comitato Civico Il Ponte, che si avvia a diventare una Fondazione, i lavori saranno introdotti dal Dott. Giuseppe Mazza, responsabile del progetto, il quale relazionerà sugli studi effettuati dal gruppo di lavoro da lui presieduto. Questi studi hanno portato ad azzerare la storiografia ufficiale per ripartire dai semplici fatti oggettivamente riscontrati, sui quali pian piano si potrà riscrivere una nuova tesi storica. Infatti tale operazione prevede una nuova fase di ignoranza ed il superamento della storiografia ufficiale scritta 150 anni fa da chi realizzò l’Unità Nazionale, facendo diventare gli Italiani del Sud classe soccombente. Molto attesi sono i due interventi dei Sindaci di Casalduni e Ponte, il Dott. Raimondo Mazzarelli ed il Dott. Domenico Ventucci potrebberero motivare la loro congiunta presenza all'evento oltre che per l'alto argomento trattato, anche per anticipare l'avvio di una nuova fase di cooperazione tra le due amministrazioni, cosa più volte richiesta e caldeggiata dallo stesso Comitato. A seguire la relazione del Dott. Pino Aprile, il quale percorrerà la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, egli porta alla luce nel suo libro una serie di fatti che, nella retorica dell’unificazione, sono stati volutamente rimossi e che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente finestra sulla facciata del trionfalismo nazionalistico. Chi ha letto il libro sa che l’autore giunge ad una triste considerazione: se centocinquant’anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo. Come dice Pino Aprile, le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla guerra fredda e da un muro, in vent’anni sono tornate una. Perché da noi non è successo? Al termine dell’evento il dibattito con domande dei partecipanti prenotando l’intervento, la persona da contattare, anche sul posto è Pietro Corbo, oppure inviare una e.mail a info@ilponte.tk. In occasione dell’incontro è stata altresì organizzata una mostra pittorica e di immagini dell’artista Igor Verrilli dal titoli “Briganti”, mostra curata da Umberto Meola. Invitiamo tutti a partecipare, contribuendo così a dare alle comunità di Ponte e Casalduni una giusta centralità nel panorama culturale nazionale.

Ufficio di segreteria del Comitato Civico Il Ponte
Via G. Ocone n. 29 – 82030 Ponte (Bn)

Giusi Meola, comitatoilponte@gmail.com

giovedì 25 novembre 2010

Incontro dibattito con Pino Aprile, 27 novembre 2010


Incontro dibattito con Pino Aprile, scrittore, giornalista,
autore del caso letterario dell'anno 'Terroni'
Sabato 27 novembre 2010 ore 17.30
Chiesa dell'Abbazia di Sant'Anastasia - Ponte (BN)

Terroni - Il libro:
Fratelli d’Italia… ma sarà poi vero? Perché, nel momento in cui ci si prepara a festeggiare i centocinquant’anni dall’Unità d’Italia, il conflitto tra Nord e Sud, fomentato da forze politiche che lo utilizzano spesso come una leva per catturare voti, pare aver superato il livello di guardia.
Pino Aprile, pugliese doc, interviene con grande verve polemica in un dibattito dai toni sempre più accesi, per fare il punto su una situazione che si trascina da anni, ma che di recente sembra essersi radicata in uno scontro di difficile composizione.
Percorrendo la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, l’autore porta alla luce una serie di fatti che, nella retorica dell’unificazione, sono stati volutamente rimossi e che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente finestra sulla facciata del trionfalismo nazionalistico.
Terroni è un libro sul Sud e per il Sud, la cui conclusione è che, se centocinquant’anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo. Come dice l’autore, le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent’anni sono tornate una. Perché da noi non è successo?

Terroni - Alcune pagine del libro:
Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq.
Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa).
Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma.
E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile.
Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire». E Garibaldi parlò di «cose da cloaca».
Né che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, come è accaduto con gl’islamici a Guantánamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. E, se bambini, briganti precoci; se donne, brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei di briganti (sino al terzo grado di parentela); o persino solo paesani o sospetti tali. Tutto a norma
di legge, si capisce, come in Sudafrica, con l’apartheid.
Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso.
Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni in massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia.
Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce), come nell’Unione Sovietica di Stalin.
Ignoravo che il ministero degli Esteri dell’Italia unita cercò per anni «una landa desolata», fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti.
Né sapevo che i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case private (rubando persino le posate), per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati.
E mai avrei immaginato che i Mille fossero quasi tutti avanzi di galera.
Non sapevo che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla.
Ignoravo che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia, e parzialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988).
Né sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo (terzo, dopo Inghilterra e Francia, prima di essere invaso).
E non c’era la “burocrazia borbonica”, intesa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un «mirabile organismo finanziario» e propose di copiarla, in una relazione che è «una lode sincera e continua». Mentre «il modello che presiede alla nostra amministrazione», dal 1861, «è quello franco-napoleonico, la cui versione sabauda è stata modulata dall’unità in avanti in adesione a una miriade di pressioni localistiche e corporative» (Marco Meriggi, Breve storia dell’Italia settentrionale).
Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a “far la stagione”, per qualche mese in Svizzera.
Non potevo immaginare che l’Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como.
Avevo già esperienza delle ferrovie peggiori al Sud che al Nord, ma non che, alle soglie del 2000, col resto d’Italia percorso da treni ad alta velocità, il Mezzogiorno avesse quasi mille chilometri di ferrovia in meno che prima della Seconda guerra mondiale (7.958 contro 8.871), quasi sempre ancora a binario unico e con gran parte della rete non elettrificata.
Come potevo immaginare che stessimo così male, nell’inferno dei Borbone, che per obbligarci a entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stati d’assedio, lager? E che, quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni (e non era mai successo)?
Ignoravo che avrei dovuto studiare il francese, per apprendere di essere italiano: «Le Royaume d’Italie est aujourd’hui un fait» annunciò Cavour al Senato. «Le Roi notre auguste Souverain prend pour lui-même et pour ses successeurs le titre de Roi d’Italie».
Credevo al Giosue Carducci delle Letture del Risorgimento italiano: «Né mai unità di nazione fu fatta per aspirazione di più grandi e pure intelligenze, né con sacrifici di più nobili e sante anime, né con maggior libero consentimento di tutte le parti sane del popolo». Affermazione riportata in apertura del libro (Il Risorgimento italiano) distribuito gratuitamente dai Centri di Lettura e Informazione a cura del ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale per l’Educazione Popolare, dal 1964. Il curatore, Alberto M. Ghisalberti, avverte che, «a un secolo di distanza (...), la revisione critica operata dagli storici possa suggerire interpretazioni diversamente meditate (...) della più complessa realtà del “libero consentimento” al quale si riferisce il poeta». Chi sa, capisce; chi non sa, continua a non capire.
Scoprirò poi che Carducci, privatamente, scriveva: «A Lei pare una bella cosa questa Italia?»; tanto che, per lui, evitare di parlarne «può anche essere opera di carità». (Storia d’Italia, Einaudi).
Io avevo sempre creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi.
Non sapevo nemmeno di essere meridionale, nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore, positivo o negativo, al fatto di essere nato più a Sud o più a Nord di un altro. Mi ritenevo solo fortunato a essere nato italiano. E fra gl’italiani più fortunati, perché vivevo sul mare.
A mano a mano che scoprivo queste cose, ne parlavo. Io stupito; gli ascoltatori increduli. Poi, io furioso; gli ascoltatori seccati: esagerazioni, invenzioni e, se vere, cose vecchie.
E mi accorsi che diventavo meridionale, perché, stupidamente, maturavo orgoglio per la geografia di cui, altrettanto stupidamente, Bossi e complici volevano che mi vergognassi. Loro che usano “italiano” come un insulto e abitano la parte della penisola che fu denominata “Italia”, quando Roma riorganizzò l’impero (quella meridionale venne chiamata “Apulia”, dal nome della mia regione. Ma la prima “Italia” della storia fu un pezzo di Calabria sul Tirreno).
Si è scritto tanto sul Sud, ma non sembra sia servito a molto, perché «ogni battaglia contro pregiudizi universalmente condivisi è una battaglia persa» dice Nicholas Humphrey (Una storia della mente). «Perché non riprendi una delle tante pubblicazioni meridionaliste di venti, trent’anni fa, e la ristampi tale e quale? Chi si accorgerebbe che del tempo è passato, inutilmente?» suggeriva ottant’anni fa a Piero Gobetti, Tommaso Fiore che poi, per fortuna, scrisse Un popolo di formiche. E oggi, un economista indomito, Gianfranco Viesti (Abolire il Mezzogiorno), allarga le braccia: «Parlare di Mezzogiorno significa parlare del già detto, e del già fallito».
Perché tale stato di cose è utile alla parte più forte del paese, anche se si presenta con due nomi diversi: “Questione meridionale”, ovvero dell’aspirazione del Sud a uscire dalla subalternità impostagli; e “Questione settentrionale”, di recente conio, ovvero della volontà del Nord di mantenere la subalternità del Sud e il redditizio vantaggio di potere conquistato con le armi e una legislazione squilibrata.
Dopo centocinquant’anni, questo sistema rischia di spezzare il paese. Si sa; e si finge di non saperlo, perché troppi sono gl’interessi che se ne nutrono.
Così, accade che la verità venga scritta, ma non sia letta; e se letta, non creduta; e se creduta, non presa in considerazione; e se presa in considerazione, non tanto da cambiare i comportamenti, da indurre ad agire “di conseguenza”.
I meridionali si lamentano sempre e i carcerati si dicono tutti innocenti. Il paragone non è casuale; nel bel libro Sull’identità meridionale, Mario Alcaro scrive: «Si può dire che è la difesa di un imputato, di un cittadino del Sud che cerca una risposta alle tante critiche e accuse che gli son piovute addosso». Il pregiudizio (pre, “prima”) è una condanna senza processo. Sospetto che la sua persistenza eviti, a chi lo nutre, un’ammissione di colpa. «L’uomo è un animale mosso in modo determinante dalla colpa» rammenta Luigi Zoja in Storia dell’arroganza. «Un sentimento di colpa può essere spostato, non cancellato.» E il Nord aggressore incolpa l’aggredito delle conseguenze dell’aggressione: rimosso il rimorso, se mai c’è stato.
Noi meridionali conosciamo bene tutto questo: non ci indigna nemmeno più; ci stanca: «Senti che la gente ti capisce male, che devi parlare più forte, gridare» spiegava Cˇechov. «E le grida sono ripugnanti. Parli a voce sempre più bassa, forse tra poco tacerai del tutto.» Fra le urla dell’altro, ormai privo del freno della vergogna che lo rendeva civile.
Oggi, nuovi fermenti animano una ricerca di verità storica, non solo meridionale, che viene dal basso, più che dalle aule universitarie o dalla politica, dalle istituzioni. Non è facile capire dove questo possa portare; se a un revanscismo uguale e opposto al razzismo nordista di Lega e collaterali, o a una comune crescita di consapevolezza e conoscenza: un nuovo meridionalismo non solo meridionale (e sarebbe un ritorno alle origini, perché nacque nordico, specie lombardo), per ridare un’anima decente a un’Italia che l’ha smarrita, nel fallimento della politica e la sua riduzione a furia predatoria di egoismi personali e territoriali. Temo, per il pessimismo della ragione e perché i segni vanno in quella direzione, che il peggio prevalga, proprio “per” e non “nonostante” i suoi difetti (è la legge di Greg e Galton, che ricordo in Elogio dell’imbecille). Ma, per l’ottimismo della volontà, spero nel contrario (nemmeno il peggio dura per sempre; e anche i peggiori muoiono).
Il Nord, visto da Sud, è Caino: da lì vennero quelli che, dicendosi fratelli, compirono al Sud, a scopo di rapina, il massacro più imponente mai subito da queste regioni (e sì che di barbari ne sono passati). I musei del Risorgimento, nota Mario Isnenghi, nella sua Breve storia dell’Italia unita a uso dei perplessi, sono quasi tutti al Centro o al Nord.
Il Nord è dove ho lavorato anni e ho amici, ed è casa mia; come il Sud, dove sono nato; o il Centro, dove abito. Gl’italiani vanno al Nord in cerca di soldi; al Sud in cerca dell’anima.
All’estero smettono di essere meridionali o settentrionali e diventano solo italiani (indistintamente, nel pregiudizio altrui, geni e farabutti).
Il Sud, visto da Nord, è L’inferno, titolo del libro di Giorgio Bocca che nel 2008 ha scritto sul «Venerdì» di «Repubblica», non so quanto provocatoriamente: «Sì, è vero, sono un antimeridionale... Passo per razzista, e forse lo sono».
Nessuno vi trovò da ridire: è o no il Sud, nella geografia, anche morale, il luogo del male? Del male senza possibilità di redenzione: ché questo è l’inferno, congrua immagine del «paradiso abitato da diavoli», secondo l’Alexandre Dumas che accompagnò Garibaldi (e a che prezzo!) alla conquista e al saccheggio.
Caino, al contrario, è un’espressione più saggia e attenta alla verità, perché Caino non è perso per sempre, a differenza di chi precipita all’inferno: gli viene offerta una possibilità di riscatto, in un’altra terra. Anche se non la coglie.
Né pare vogliano farlo, oggi, tanti che ancora godono del vantaggio ereditato da chi venne a sterminarci. Quando scrivo “i settentrionali”, “i piemontesi”, non intendo generalizzare (come avviene quando si parla di “meridionali”).
Alcuni dei più grandi meridionalisti erano del Nord; e gli ascari che in Parlamento votano (dal 1861) contro l’equità per le regioni che li hanno eletti, sono meridionali.
Il Sud è stato privato delle sue istituzioni; fu privato delle sue industrie, della sua ricchezza, della capacità di reagire; della sua gente (con una emigrazione indotta o forzata senza pari in Europa); infine, con un’operazione di lobotomia culturale, fu privato della consapevolezza di sé, della memoria.
Noi non sappiamo più chi fummo. Ed è accaduto come agli ebrei travolti dall’Olocausto (il paragone non è esagerato: centinaia di migliaia, forse un milione di meridionali furono sterminati dalle truppe sabaude; da tredici a oltre venti milioni, secondo i conteggi, dovettero abbandonare la loro terra, in un secolo): molti scampati ai lager cominciarono a domandarsi se il male che li aveva investiti non fosse in qualche modo meritato. Quando il danno è intollerabile, cercare una colpa, pur assurda, inesistente, che lo renda comprensibile (non giustificabile), diventa una via per non perdere la ragione. Lo storico Ettore Ciccotti parlò di «una specie di antisemitismo italiano» nei confronti degl’italiani del Sud. La Lega, espressione di un nazionalismo locale comico, se non fosse tragico, ne è la manifestazione più sincera.
Ed è accaduto che i meridionali abbiano fatto propri i pregiudizi di cui erano oggetto. E che, per un processo d’inversione della colpa, la vittima si sia addossata quella del carnefice. Succede quando il dolore della colpa che ci si attribuisce è più tollerabile del male subìto.
Così, la resistenza all’invasore, agli stupri, alla perdita dei beni, della vita, dell’identità, del proprio paese, è divenuta “vergogna”. Solo ora, dopo un secolo e mezzo, le famiglie meridionali che ebbero guerriglieri e patrioti combattenti cominciano a recuperare l’orgoglio dei propri avi, tutti etichettati come “briganti” dall’aggressore (naturalmente, il fenomeno porta all’immeritato riscatto morale pure di chi era brigante e basta. Di malfattori ce ne furono altri: mafiosi arruolati da Garibaldi e piemontesi; ma vennero detti “buoni italiani”. Criminale non è quel che fai, ma per chi lo fai).
Un giorno calcolai quanti miei familiari, da parte di padre e di madre, sono emigrati (i pugliesi furono gli ultimi a partire): uno ogni due.
Una mia cugina, dopo sei mesi al Nord, tornò per le ferie estive (come alcuni volatili, il periodico riapparire degli emigrati annuncia le stagioni: li chiamavano birds of passage, “uccelli di passaggio”, nell’America del Nord; e golondrinas, “rondini”, in quella del Sud). Era cambiata: vestiva in modo più appariscente, esibiva un accento non suo, roteava stizzosamente le spalle, il mento puntuto e alto. Parlava malissimo dei meridionali, con astio rovente e ridicolo. «Ma cosa fanno di così terribile?» le chiese mia madre, incuriosita. Lei tacque per lo stupore, si guardò intorno, come a cercare una risposta. Era sorpresa, o ci parve, dalla stupidità della domanda: c’era bisogno di una ragione per parlar male dei meridionali? Così, poverina, se ne uscì con una frase, lei settentrionale da sei mesi, che la bollò per sempre, in famiglia: «Sporcano i monumenti». Come i piccioni; ma, per fortuna, non dall’alto.
Cosa le fosse accaduto, lo capii molto più tardi. Uno dei miei migliori amici fu tra i primi arrivati della Lega Nord: abbiamo scoperto di avere la stessa passione per la vela, di aver acquistato (prima che ci conoscessimo) le stesse barche, di avere una moglie con lo stesso, non comunissimo nome, e di averla sposata lo stesso giorno.
Il mio amico si chiama (nooo!) Remo, i suoi nonni sono di Benevento e di Matera; lui è vissuto a lungo in Argentina, poi è rientrato in Italia. Sua moglie è veneta, emigrata dal Polesine in Francia (l’isola di famiglia, alla foce del Po, finì sommersa, con fattorie e frutteti: da possidenti a naufraghi); poi è tornata in patria, fra Piemonte e Lombardia.
Leghisti accesi entrambi, fino a quando il movimento non assunse connotazioni separatiste. «La Lega è piena di meridionali e di figli di meridionali» mi spiegava Remo.
«Sono i più convinti.» Anche quella mia cugina è leghista. Perché? Chi emigra, abbandona una comunità e una terra che figurano deboli e perdenti e mira a radicarsi in un altrove che appare forte e vincente: l’emigrato non appartiene più alla sua gente, e non ancora all’altra (così crede). In cerca di identità, non può che scegliere, lui sradicato e sospeso, la più forte. E questa sua nuova appartenenza è tanto più certa, quanto maggiore è la distanza che frappone fra ciò che era e ciò che vuole essere (in La lingua degli emigrati, si legge che essi «rivivono nel paese di arrivo la loro situazione di “dominati” in termini ancor più drammatici»; e vogliono uscirne. Si educano ad altro da quel che sono.
Quando il carnefice ti toglie tutto, l’unico punto di riferimento che ti rimane è il carnefice. Lo imiti). Il settentrionale non ha bisogno di essere leghista; il meridionale al Nord non può farne a meno, se di scarsa radice. Ed è il più attivo nel sostenere un’esclusione che non escluda più lui, ma chi è come lui era. I prossimi leghisti saranno i nipoti degli extracomunitari. «Ma dubito» avverte Piero Bocchiaro, studioso di comportamenti psico-sociali alla Vrije Universiteit di Amsterdam, «che quel che viene mostrato corrisponda a quel che si è.» Come dire: quello dell’emigrato che sposa nuovi costumi è un fare che non corrisponde all’essere; un vivere doppio; non sempre consapevole.
Serve rivangare vecchie storie? Non sono così vecchie da aver smesso di far male e produrre conseguenze: la storia di oggi è ancora quella di ieri. La nostra fu interrotta e si può riannodarla solo nel punto in cui venne spezzata. Non si può scegliere la ripartenza che più conviene.
Quel che gli italiani venuti dal Nord ci fecero fu così spaventoso, che ancora oggi lo si tace nei libri di storia e nelle verità ufficiali; si tengono al buio molti documenti che lo raccontano. Una parte dell’Italia, in pieno sviluppo, fu condannata a regredire e depredata dall’altra, che con il bottino finanziò la propria crescita e prese un vantaggio, poi difeso con ogni mezzo, incluse le leggi.
La questione meridionale, il ritardo del Sud rispetto al Nord, non resiste “malgrado” la nascita dell’Italia unita, ma sorse da quella e dura tuttora, perché è il motore dell’economia del Nord. Né una sostanziale e improbabile restituzione del maltolto riporterebbe le cose com’erano: la perdita di fiducia e civiltà provocata nel Sud dalla potatura dei migliori, con le stragi e l’emigrazione, non è recuperabile in tempi brevi. Certi processi storici e sociali non possono essere invertiti a comando; quello economico forse, sì. Volendo.
Ma non si vuole. E i difetti dei meridionali, ne vogliamo parlare? No. Almeno qui, no, visto che del Sud si elencano sempre e solo quelli. Il collega Lino Patruno (Alla riscossa terroni) ne enumera trentadue; ha ragione e credo si possa arrivare a sessantaquattro. Lo scopo di Patruno è onesto: indurre i meridionali alla responsabilità. Ma comincio a temere che su questo si sia tutti d’accordo; mentre i settentrionali si ritengano esentati dal fare altrettanto. Così ho stabilito una personale moratoria: centocinquant’anni bastano; per i prossimi diciannove mesi, anzi ventuno, voglio sentire parlare solo dei difetti dei settentrionali. Perché ogni pecca del Mezzogiorno deve giustificarne la discriminazione, la minorità, e ogni pretesa del Nord, persino sfacciatamente razzista, è intesa come diritto? Perché ogni volta che si parla dell’Italia duale si ignora il meglio del Sud e il peggio del Nord? E dire il meglio del Sud risulta non credibile, dire il peggio del Nord è un affronto? «La memoria è di parte, come parziale è lo sguardo su cui si fonda» rammenta Walter Barberis (Il bisogno di patria). «Ma la truffa Parmalat vale, da sola, più che tutte quelle di Napoli, di tutti i tempi, messe insieme» dice il sindaco che rinnovò Bari, Michele Emiliano. E passano come incidenti di percorso le truffe-latte difese dalla Lega, quelle colossali della sanità lombarda, dai Poggi Longostrevi alle cliniche della morte, gli sfrenati intrecci affaristici di Comunione e Liberazione...
«La corruttela politica nostra non è male meridionale più che non sia settentrionale, e non è in essa che si deve cercare il vero carattere distintivo delle opposte parti d’Italia» (Ettore Ciccotti, Mezzogiorno e Settentrione d’Italia, 1898).
La Germania Ovest, già nei primi anni di riunificazione con la più povera Germania Est, spese, nei territori orientali, «una cifra cinque volte superiore a quella che è costata in questi cinquant’anni la vituperata Cassa per il Mezzogiorno » (Se il Nord, Agazio Loiero); e ogni anno vi investe quanto gli Stati Uniti, con il Piano Marshall, inviarono dopo la guerra, per la ricostruzione dell’intera Europa. Era l’unico modo per far confluire la ricchezza dell’Ovest dall’altra parte, sino a pareggiare il livello, in vent’anni. Lì si volle; e il di più dell’Ovest non era stato rubato all’Est.
Quando una differenza dura così a lungo, si rischia di non attribuirne più le ragioni alle cause che l’hanno generata e la mantengono, ma all’insufficienza di chi la patisce.
Così, l’ignorante per ignoranza, il colto per cattiva coscienza, il razzista per ignoranza e cattiva coscienza, trovano più comodo spiegare il sottosviluppo economico dei neri con l’inferiorità della “razza”. Lo si diceva dei lombardi, quando la loro regione era tenuta dagli austroungarici solo come area di consumo di beni prodotti altrove. Il Nord era nella condizione di colonia cui fu condannato il Sud dopo l’annessione e il saccheggio: è quel «che l’economia capitalistica fa a’ vinti nella lotta della concorrenza» (ancora Ciccotti).
Anche allora si indagò sugli effetti, per non riconoscerne le cause. E si cercò di capire perché il lombardo fosse così incapace, inefficiente, «in una parola, nullo», secondo la sociologa Cristina Belgioioso, autrice dell’indagine sulla pochezza dei «padani» (fra i quali, Cesare Lombroso condusse la ricerca sul «cretinismo perfetto»): i Bossi, i Calderoli e i Gentilini non nascono dal niente. I “Lombardi”, come venivano chiamati tutti gli italiani del Nord, erano giudicati dai francesi “vigliacchi e incapaci”.
La Lombardia «era troppo piccola per alimentare un sufficiente mercato interno di scambio, e troppo debole per praticare una politica di espansione industriale fuori dei suoi confini, qualunque fosse l’aiuto dello stato» scrive Luigi De Rosa, in La rivoluzione industriale in Italia. «Non molto migliori risultavano le condizioni industriali del Veneto, e così quelle della Liguria».
Il Sud fu unito a forza, svuotato dei suoi beni e soggiogato, per consentire lo sviluppo del Nord. Cominciarono allora a sorgere fermenti federalisti lombardi: «Quelli che parlano di uno “stato di Milano”, per contrapporlo al resto d’Italia» avvertiva Ciccotti, fanno l’errore di credere «che Milano sarebbe divenuta qual è senza l’unità d’Italia»; e «hanno bisogno di dissimularsi le vere cagioni del male, per vivere de’ frutti del mal di tutti, facendo della diversa lingua o del diverso dialetto e delle diverse latitudini tante ragioni di dissidi». Vivere de’ frutti del mal di tutti: fare stare tutti peggio, per star meglio soltanto loro, con la scusa del federalismo.
Si chiama rubare. Ed era un secolo fa.
Rammento la conversazione con un collega che stimo, milanese pratico e di successo. Il tema, visto da Nord (lui), si riduceva a: «Invece di lamentarsi sempre, i meridionali potrebbero darsi una mossa»; e visto da Sud (me): «Invece di continuare a spiegarsi il ritardo del Sud con l’insufficienza dei meridionali, il Nord potrebbe interrogarsi un po’ di più sulle cause e non crearne di nuove».
Mark Twain diceva che «siamo tutti esseri umani. Non è possibile essere qualcosa di peggio». Da noi, qualche tentativo di dargli torto c’è stato. Salimbene da Parma, ricorda Barberis (Il bisogno di patria), stimava la viltà dei meridionali congenita, perché «homines caccarelli et merdacoli».
E per uno dei fondatori del Partito socialista, il bolognese Camillo Prampolini, gli italiani si dividono in «nordici e sudici». Uno “scienziato”, poi, confermerà la correttezza della definizione, per «questi degenerati che abborrono l’acqua in terra e in mare, che non possono giustificare la loro immensa sporcizia colla immensa miseria in cui il destino li ha fatti nascere». E si capisce che, fosse stato lui il destino, non li avrebbe fatti nascere.
Ma il destino non si cambia e persino lo si merita (o no?).
Sorge il sospetto che, dopo aver fatto l’Italia con il furto e il sangue, bisognava giustificare il modo. «In quegli anni» leggi in La razza maledetta. Alle origini del pregiudizio antimeridionale, di Vito Teti «il dibattito sulla razza e sull’inferiorità del Mezzogiorno venne condotto in una infinità di saggi, libri, articoli, interventi, a riprova di come esso non rispondesse a una moda, ma a esigenze conoscitive, cariche di un’urgenza politica, sociale, culturale.» La “scienza” lombrosiana (nata da un soggiorno del suo fondatore di soli tre mesi in Calabria: un genio da far impallidire Darwin) avrebbe portato alle attese conclusioni.
Così (in ritardo, ché mio padre non mi aveva detto niente: o non se n’era accorto o volle risparmiarmi una vergogna di famiglia), appresi di appartenere a una “razza maledetta”; e seppi che era dimostrata, con «i fatti», l’inferiorità «razziale, fisica e psicologica, sociale e morale degl’italiani del Mezzogiorno, rispetto agli italiani del Settentrione».
Facevo veramente schifo e mi era toccato scoprirlo da solo: era meglio quando, con i soldi di tutti, aprivano scuole solo al Nord (l’ha fatto qualcun altro, prima dell’apparente ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini), perché, se i terroni imparano a leggere, possono farsi del male. Che ne sapevo io, di essere, in quanto meridionale, parte di una sottospecie di «degenerati, barbari, degradati, ritardati»?
E, in trasferta all’estero, per emigrazione (e che altro, se del Sud?), solo «delinquenti»? Persino in presenza di genio, trattasi di «genialità malata o infeconda» (Pasquale Rossi).
E un’intera regione, la Calabria, riassunto di tutto il Sud, poteva essere indicata come «luogo di epilettici-degenerati, di popolazioni superstiziose, tendenzialmente, per caratteri razziali e temperamento etnico, criminali». Come vi sentireste, voi, voi euganei, valdostani o brianzoli, o anche solo marchigiani, persino soltanto molisani, se scopriste una cosa del genere non prima, ma dopo aver sposato una calabrese (ignari di indizi rivelatori, quali «la fronte declive e il diametro bimandibolare accentuato»)? Mettermi in casa una della regione «più odiata d’Italia»! E la poveretta di mia moglie mi avrebbe evitato, se avesse conosciuto lo “studio” che “certificava” (“scientificamente”, e si capisce) l’ozio, l’indolenza, l’apatia, l’accidia dei pugliesi? Per una parte non breve della mia vita, mi sono aggirato per questo paese, inconsapevole della classificazione craniologica, secondo la quale le teste dolicocefale del Sud erano chiaro indice di inferiorità, rispetto alle capocce brachicefale che testimoniavano la superiorità dei settentrionali. Di Borghezio, avete presente? O Renzo Bossi (tutto papà suo), l’intellettuale che riesce a diplomarsi in appena quattro tentativi; dopo di che, per frenare la fuga dei cervelli dall’Italia il Nord l’ha incaricato di “vigilare” sul sistema fieristico lombardo.
I meridionali, per Massimo D’Azeglio, erano «carne che puzzava» (la storia tace sul suo alito). Ma si è sempre i meridionali di qualcuno. Ed è un guaio, perché vuol dire che chi stila graduatorie finisce in quelle di altri.
E perché si fanno le classifiche, a cosa servono?
A degli studenti-cavia, volontari, si chiese di sopprimere, pigiando un bottone, esseri viventi, secondo una scala di prossimità biologica alla specie homo sapiens sapiens. Era tutto finto: non moriva nessuno; ma loro non lo sapevano ed erano convinti di uccidere, in un crescendo omicida, microbi, insetti, invertebrati, pesci, uccelli, serpenti, topi, gatti, cani, scimmie... Alcuni si fermarono agli uccelli; altri trovarono intollerabile accoppare gatti o cani, solo per un esperimento; ci fu chi rifiutò di proseguire solo quando gli fu chiesto di eliminare le scimmie; e chi eseguì anche quel comando. Un esperimento analogo fu compiuto con esseri umani nel ruolo di “vittime”. A studenti-cavie fu chiesto di infliggere scariche elettriche sempre più pericolose. Erano fasulle, ma non lo sapeva chi azionò la manopola sino all’ultimo giro. La scienza, il progresso, la civiltà richiedono qualche sacrificio, e si trova sempre qualcuno disposto a farlo fare ad altri.
Anche fra gli esseri umani sono state fatte graduatorie: schiavi, servitori e padroni; poveri e ricchi; negri, sangue-misti e bianchi; meridionali, terroni nordicizzati e settentrionali...
Di nuovo: a cosa servono le classificazioni? Gli studenticavia ci hanno dato la risposta: a stabilire chi deve soffrire o morire prima, “per il bene di tutti” (cioè di quelli che hanno deciso a chi tocca prima). Le classifiche sono la giustificazione necessaria, perché questo avvenga senza rimorso, “per una buona ragione”. Napoleone Colajanni ricordava quegli «antroposociologici che, per vedere progredire e migliorare l’umanità, vorrebbero distruggerne almeno una buona metà».
Hitler ci provò. Ma quando avviò lo sterminio dei minorati mentali, la Germania insorse e persino la ferocia nazista dovette desistere per le proteste popolari. Le vittime designate erano minorati, ma ariani. Quando si fece la stessa cosa con gli ebrei e gli zingari, la Germania tacque.
Nella civile Treviso, un sindaco può proporre vagoni blindati per espellere gli extracomunitari, il loro uso come prede per i cacciatori locali, la rimozione delle panchine dal centro, per impedire che siano contaminate da terga extracomunitarie.
E viene rieletto. Ma quando chiude lo stesso salotto cittadino ai cani domestici (e alle loro deiezioni), la popolazione scende in piazza e protesta. Nella scala delle dignità difendibili (o almeno delle sensibilità civili), Treviso pone i cani (e persino le loro feci, a doverla dire tutta)più in alto degli extracomunitari. Non è un’opinione; è un fatto: per Fido si sentirono offesi; per Abdul, non abbastanza.
Le classificazioni sono gradini, indicano la direzione della violenza che le genera: dall’alto in basso. La quantità di violenza è proporzionale alla tenuta delle norme del vivere civile. Se queste si indeboliscono, abbiamo visto con quanta facilità si passi dalle sparate comico-razziste dell’intellighenzia balcanica (poco o per niente dissimili da quelle dei Bossi, dei Salvini, dei Calderoli, dei Gentilini) alla pulizia etnica. Il mio saggio amico Fulvio Molinari, giornalista e scrittore, ne ha paura: «Noi triestini l’abbiamo visto succedere alle porte di casa: chi abusa delle parole viene travolto dai fatti. Non si rendono conto». E pensate se, invece, se ne rendono pure conto... Trieste queste cose le percepisce prima e meglio degli altri, per la sensibilità della frontiera.
Paolo Rumiz si è mosso da lì per il suo viaggio fra le inquietudini del Nord; e, in La secessione leggera, riporta le parole di un suo amico di Sarajevo: «Non è stato il fracasso dei cannoni a uccidere la Iugoslavia. È stato il silenzio. Il silenzio sul linguaggio della violenza, prima che sulla violenza».
Le scritte «Forza Etna», «Forza terremoto» comparse nel Nord (e il cui ricordo commuove e inorgoglisce i leghisti della prima ora, con la memoria degli eroici inizi) celano, sotto un’apparente esagerazione dialettica, un desiderio vero, profondo. Un desiderio criminale: a gente a cui il vulcano distruggeva case, aziende o a cui il terremoto uccideva i familiari, qualcuno augurava di peggio; e per questo otteneva voti, consenso sociale. Vergogna per loro; e per chi consentiva e consente.
Quella violenza è solo verbale, ma va nel senso della classificazione, perché quando il Po uscì dagli argini, distrusse case, fece vittime o quando l’ictus paralizzò Bossi, nessuno al Sud scrisse sui viadotti dell’autostrada: «Forza Po» e «Forza ictus». La differenza fra le scritte leghiste e l’assenza di risposta può essere in qualche millennio di storia in più (magari!), o nell’accettazione del ruolo dei vinti (più probabile).
L’aggressione leghista ha indotto molti a sentirsi meridionali, a riscoprire la propria storia; che i settentrionali preferiscono ignorare, un po’ perché credono di aver già capito quel che c’è da capire; un po’ perché non gl’interessa sapere del Sud, che associano a un’idea di cultura inutilmente contorta, elaborata, improduttiva, perdente e pretenziosa (insomma, un misto di invidiuzza e disprezzo per quegl’«intellettuali della Magna Grecia» che sanno un sacco di cose che non servono a niente); un po’ perché, nella ricerca di radici diverse e distanti, piuttosto che coltivare la ricchezza delle proprie, si trastullano con la patacca della “cultura celtica”. Comprensibile la “voglia di passato”, ma perché forzarne un aspetto per adattarlo a un desiderio del presente? Si rischia la caricatura, come il kilt, il gonnellino degli scozzesi, che è un’invenzione folcloristica recente; o il «sole delle Alpi», quel fiore a sei petali, scelto dai leghisti quale loro simbolo, ma diffuso da sempre un po’ ovunque, e abbondantemente nel Mediterraneo: era già sugli scudi dei guerrieri di Puglia (però zona-Nord, eh?), più di tremila anni fa. Sciur Asterix de la Briansa, quello è il sole del Tavoliere! Ch’el vaga schisc anca (Ci vada piano pure) con l’avo barbarico: al Nord lasciò il nome a una regione, mentre al Sud i suoi stati e le sue leggi nei tribunali sopravvissero ancora per quasi tre secoli, e con tale forza ed estensione (parte della Campania, della Basilicata, della Puglia e della Calabria) che, nelle mappe dell’epoca, la “capitale di Longobardia” era Bari. Terun! Ma questo libro parla della costruzione della minorità del Mezzogiorno, così, tanto vale dirlo subito: il pur più duraturo stato meridionale di quei barbari che vennero a civilizzarsi in casa nostra passò alla storia con il nome di “Langobardia Minor” (e te pareva!).
«Quando non si vuol fare qualcosa per capirla,» ha scritto Marco Paolini «si trasforma la storia in geografia.» E accettiamo che, contro il valore dei fatti, la geografia divenga comunque vincente, se segna Nord e comunque perdente, se segna Sud? E che la latitudine misuri il valore degli uomini, delle loro azioni, dei loro diritti? Ma non è esattamente questa l’essenza unica, piena, del razzismo? Non è nella facilità di tale promessa il suo successo con gli stupidi e gli egoisti?
«Le identità plurali sono percepite dai nazionalismi come altrettante minacce» scrive Predrag Matvejevic´ in Mondo ex e tempo del dopo. E spiega che è proprio nelle «nazioni venute tardi», come l’Italia, che «queste malattie di identità» colpiscono più facilmente.
Il Settentrione ne patisce, perché scellerate scelte politiche ed economiche hanno (de)portato al Nord alcuni milioni di meridionali, con i loro dialetti, le loro diete, le loro abitudini. Per quanto essi abbiano cercato di assimilare nuovi accenti e costumi, i propri hanno influito su quelli altrui; sapori e amori si sono fusi, generando un meticciato avvertito come minaccia per l’identità del Nord. La Lega, l’invenzione di riti celtico-padano-veneti sono furbate politiche per trasformare in voti il bisogno di riscoprire radici e armarle di razzismo («Decidemmo di sfruttare l’antimeridionalismo diffuso in Lombardia, come in altre regioni del Nord» ammette lo spudorato Umberto Bossi nel Mein Kampf della Lega, il suo Vento dal Nord).
E ne patisce il Sud, che ha meglio conservato il colore delle radici (indebolite dall’esodo, ma non stemperate da tradizioni diverse), pur se nei comportamenti è stato indotto a rinnegarle, a ritenerle superate, scadenti, sconfitte. Come per gli ebrei convertiti a forza, gli è toccato sentire in un modo e agire in un altro. Finché, col tempo e le generazioni, quel sentire si è fatto flebile; salvo riaccendersi, per l’offesa, e proporsi “contro”.
La tardiva scoperta di essere meridionale mi ha rivelato un assurdo: i meridionali traggono il nome da quel che gli manca: il Sud. E pure quando la geografia gliene offriva uno (le infelici avventure contadine dei siciliani in Libia, in Tunisia), la storia glielo ha negato. Il mondo dei meridionali ha una direzione in meno: più giù di dove sono non si può andare, restando “a casa”. Il Sud porta con sé un’idea di gioia e di nostalgia; se la prima è data dal clima, dalla natura, l’altra (come accade, a volte, dopo un’amputazione) viene dal dolore dell’arto fantasma: fa male quello che non c’è. Il Sud. Ed è una negazione pesante.
L’estremo lembo di alcune regioni, che il sentimento proprio e altrui percepisce “al confine del mondo”, è chiamato, in Galizia come in Cornovaglia o in Bretagna: Finisterrae. In Italia un posto così è in Puglia, a Santa Maria di Leuca: lì il mare si alza come un muro, a chiudere il discorso. La Puglia è un dito di terra lungo quasi quattrocento chilometri, ma largo poco più di trenta, verso Leuca. Significa che non solo ci manca il Sud (Finisterrae), ma altre due direzioni,
l’Est e l’Ovest, sono appena abbozzate. Si intuisce altro, da qui, a cui non pensi se hai intorno un orizzonte completo e percorribile. Può trattarsi della direzione negata della vita.
Un settentrionale può volgere gli occhi e cercarsi il futuro in ogni parte. Un meridionale, no: è costretto a guardare solo verso Nord: dalla storia, dall’economia figlia di quella storia, e persino dalla geografia. In realtà, nemmeno il settentrionale ha davvero scelta; se rinuncia al Sud, come quattro scriteriati vorrebbero, cade nella nostra condizione (ma in modo artificioso, falso, quindi sterile): quella degli amputati. Mentre a noi tocca un arto fantasma che ti rende fertile (perché non è la tua volontà a privartene), a prezzo di un dolore necessario: chi non raggiunge e comprende Finisterrae (la parte che manca) non sa il suo limite, non sa quel che vale. E si vede.

martedì 2 giugno 2009

”20 Punti Per Ponte” PROTOCOLLO D'INTESA CON IL CANDIDATO SINDACO Dott. Domenico Ventucci

”20 Punti Per Ponte”
PROTOCOLLO D'INTESA TRA IL CANDIDATO SINDACO

Dott. Domenico Rosario Gennaro Ventucci, in rappresentanza dell'intera lista elettorale denominata
“IL POPOLO DELLE LIBERTA' Berlusconi per Ventucci”

ED IL COMITATO CIVICO IL PONTE


Premesso che Il Comitato Civico Il Ponte, costituito in Ponte il 7 Aprile 2008 con lo scopo di promuovere attività di carattere politico, col fine di sollecitare la partecipazione popolare e l'impegno sociale e civile dei cittadini, intende perseguire la risoluzione di alcune problematiche che coinvolgono molti cittadini pontesi.

Considerato che con le Elezioni Amministrative del 6 e 7 giugno 2009 siamo prossimi al rinnovo del Consiglio Comunale di Ponte, che è naturalmente giunto alla sua scadenza, si stipula questo accordo volontario elettorale, riconoscendo, per chi è già stato eletto nelle precedenti amministrazioni, le proprie responsabilità per quanto poteva essere fatto fin ora e non è stato fatto.

Con il presente protocollo d'intesa il sottoscritto candidato in rappresentanza dell'intera lista elettorale denominata “IL POPOLO DELLE LIBERTA' Berlusconi per Ventucci” si impegna a mettere in essere tutte le azione politiche atte alla risoluzione delle problematiche successivamente elencate, rispettandone i tempi d'intervento massimi previsti ed una verifica annuale degli impegni assunti.

Il Comitato civico Il Ponte si impegna a collaborare fattivamente e ad attivare un'adeguata comunicazione di tutte le azioni amministrative poste in essere per tendere ed ottenere la risoluzione delle problematiche appresso descritte. Viene altresì data facoltà al Comitato di rendere pubblico il presente accordo.

Il sottoscritto candidato Sindaco, anche a nome di tutti i candidati Consiglieri
si impegna a concedere, disporre o approvare:

1) LA NOMINA E LE DELEGHE CON PIENI POTERI AGLI ASSESSORI, facendo in modo che costoro si possano insediare, nei tempi minimi previsti dalla normativa, contemporaneamente con le relative deleghe e che le stesse siano distribuite in modo equilibrato tra essi.

2) SPECIFICI INCARICHI A TUTTI I CONSIGLIERI, compresi i consiglieri di minoranza.

3) LA MESSA IN SICUREZZA DELLE SCUOLE IN PROSPETTIVA SISMICA, utilizzando specifici finanziamenti anche per la loro ristrutturazione.

4) L'ATTIVAZIONE DI SERVIZI CONSORZIATI CON ALTRI COMUNI, con il fine di ridurre i costi dei servizi, sicuramente ciò sarà facilitato dall'appartenenza politica che ci contraddistingue.

5) IL NUOVO STATUTO DELL'ENTE E LA REDAZIONE DELLA CARTA DEI SERVIZI PER I CITTADINI, entro pochi mesi dall'insediamento, con particolare priorità per la parte che attiene i rapporti tra i cittadini e le società terze incaricare dall'Ente per l'erogazione di specifici servizi, come acqua, gas, spazi pubblici, affissioni, insegne ecc. Sarà nostro obiettivo primario snellire gli iter burocratici ed eliminare le trasversalità, nel nostro programma è già prevista la stesura delle suddetta carta dei servizi.

6) L'AVVIO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, entro i tempi minimi possibili, avendo attenzione ai costi per le famiglie ed i soggetti economici. In ogni caso la normativa prevede l'avvio pena il commissariamento del Comune.

7) UN METODO CHE RELAZIONI IN MODO VOLONTARIO IL COMPENSO DEGLI AMMINISTRATORI. Per quanto attiene a questo punto non siamo per una rinunci demagogica del compenso, bensì valuteremo la destinazione a specifici progetti di socialità.

8) LA REVISIONE DEGLI OBIETTIVI CHE DETERMINANO IL COMPENSO AI FUNZIONARI, tale argomento sarà trattato come riqualificazione professionale con il raggiungimento di specifici livelli di eccellenza che potranno consentire, peraltro, maggiori gratificazioni professionali ed economiche.

9) UN NUMERO MINIMO ANNUO DI 5 CONSIGLI COMUNALI, entro 2 mesi dall'insediamento, con la specifica condizione di sollecitare la partecipazione dei cittadini, con l'utilizzo di tutti gli strumenti di comunicazione possibili, anticipandone la data con largo anticipo, impegnandosi anche a fissare delle date che coincidano con altri eventi della nostra comunità.

10) CONSULTAZIONI PUBBLICHE E PERIODICHE CON TUTTE LE ASSOCIAZIONI PRESENTI SUL TERRITORIO, almeno una volta ogni anno, comprese le associazioni di categoria. Sarà questo un momento determinante non solo per la valutazione e la risoluzione armonica ed organica di tutte le loro problematiche, ma anche per individuare elementi di progettualità futura.

11) VALUTEREMO LA POSSIBILITA' TECNICA DI REDIGERE UN BILANCIO ANNUALE SINTETICO, entro 12 mesi dall'insediamento.

12) TUTTI I POSSIBILI PROGETTI E FINANZIAMENTI PROPOSTI DA QUALSIASI TECNICO, non ci sarà preclusione verso nessun soggetto che proporrà progetti e finanziamenti atti a migliorare le strutture e l'economia di questo territorio. Il nostro programma prevede specifici obiettivi per quanto attiene alla sistemazione idrogeologica del territorio con precedenza per le aree più a rischio.

13) LA NOMINA FIDUCIARIA DEL SEGRETARIO COMUNALE, al quel garantiremo la giusta autonomia operativa per la perfetta funzionalità di tutti gli uffici dell'Ente.

14) L'AVVIO DELLA MENSA SCOLASTICA IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA.

15) IL RILASCIO DI DOCUMENTI, PERMESSI E CONCESSIONI IN TEMPI MININI POSSIBILI,
il nostro impegno sarà quello di potenziare l'azione amministrativa puntando su tempi e modi più semplici possibili.

16) LA PRESENZA ISTITUZIONALE DEL NOSTRO COMUNE IN TUTTE GLI EVENTI DI CARATTERE LOCALE E PROVINCIALE.

17) TUTTE LE PRATICHE RELATIVE AL TERREMOTO DEL 1980, entro 36 mesi dall'insediamento, in quanto i cittadini di Ponte sono già stati penalizzati sia per il ritardo nell'istruttoria delle pratiche sia per la mancata utilizzazione di fondi disponibili che non hanno consentito di attrarre nel tempo ulteriori risorse.

18) L'ORGANIZZAZIONE DI UNA UNITA' TECNICA PER IL REPERIMENTO DI RISORSE FINANZIARIE anche di concerto con il nostro diretto riferimento politico ed istituzionale.

19) L'ESEGUIBILITA' DI TUTTI I PROGETTI CANTIERABILI, entro 12 mesi dall'insediamento.

20) DARE AVVIO AL NUCLEO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE AGEVOLANDO ANCHE LA CREAZIONE DI UN'UNITA' DI PROTEZIONE CIVILE VOLONTARIA, entro 18 mesi dall'insediamento.


Ponte 29 maggio 2009


per il Comitato Civico il Ponte
Umberto Meola

Il candidato Sindaco
Dott. Domenico Rosario Gennaro Ventucci

martedì 12 maggio 2009

Il Sannio Quotidiano - Il lungo elenco di richieste de ‘Il Ponte’

Il lungo elenco di richieste de ‘Il Ponte’
Data: 11-05-2009

“20 Punti per Ponte”: così si intitola il protocollo d’intesa che il comitato civico de ‘Il Ponte’ intende far suggellare a tutti i candidati sindaco e quelli alla carica di consigliere comunale.
Ecco l’elenco dei punti: “Considerato che con le elezioni comunali siamo prossimi al rinnovo del consiglio comunale di Ponte, che è naturalmente giunto alla sua scadenza, si stipula questo accordo volontario elettorale, riconoscendo, per chi è già stato eletto nelle precedenti amministrazioni, le proprie responsabilità per quanto poteva essere fatto fin ora e non è stato fatto. Con questo protocollo d’intesa il candidato si impegna a mettere in essere tutte le azione politiche atte alla risoluzione delle problematiche successivamente elencate, rispettandone i tempi d’intervento massimi previsti ed una verifica annuale degli impegni assunti. Il comitato – continua la nota - si impegna a collaborare fattivamente e ad attivare un’adeguata comunicazione di tutte le azioni amministrative poste in essere per tendere ed ottenere la risoluzione delle problematiche appresso descritte”.
Da qui parte una lunga carrellata che comincia proprio dalla nomina e dalle deleghe con pieni poteri del maggior numero di assessori possibili, facendo in modo che costoro si possano insediare, nei tempi minimi previsti dalla normativa, contemporaneamente con le relative deleghe e che le stesse siano distribuite in modo equilibrato tra essi. Poi il comitato chiede specifici incarichi a tutti i consiglieri, compresi quelli di minoranza, facendo precedere uno specifico dibattito pubblico sull’argomento.
Spazio all’edilizia scolastica, con la messa in sicurezza delle scuole in prospettiva sismica, mettendo in atto in via prioritaria rispetto a qualunque altra spesa dell’ente specifici finanziamenti, nel rispetto delle dotazioni finanziarie dell’ente, entro sei mesi dall’insediamento, sia pure in modo graduale ma sistematico.
Il comitato chiede ancora l’attivazione di servizi consorziati con altri Comuni, tutti quelli possibili in virtù delle normative vigenti oggi e negli anni in carica, entro 18 mesi dell’insediamento; la redazione dello Statuto e della carta dei servizi per i cittadini da farsi entro 12 mesi dall’insediamento, con particolare priorità per la parte che attiene i rapporti tra i cittadini e le società terze incaricare dall’Ente per l’erogazione di specifici servizi, come acqua, gas, spazi pubblici, affissioni, insegne ecc. Adozione di appositi moduli di contatto tra i funzionari dell’ente ed i cittadini ove si possano avere riscontri chiari ed identificabili relativi alle integrazioni e/o modificazione delle pratiche presentate all’Ente, con lo scopo di individuare un’unica pronta risposta alle esigenze dei cittadini.
Da qui ‘Il Ponte’ riporta un esempio: nella presentazione di una concessione edilizia il cittadino deve avere un unico documento di riscontro ove può individuare in modo chiaro ed univoco la eventuale documentazione integrativa o sostitutiva di quella presentata senza ulteriori rimbalzi successivi, al fine di ottenere una capacità attrattiva degna del nostro territorio. Definizione dei tempi massimi di colloquio di ciascun cittadino con i singoli funzionari dell’ente.
Occhi puntati poi sull’avvio della raccolta differenziata che deve partire entro 4 mesi dall’insediamento, nel rispetto della valorizzazione intelligente dei rifiuti e della sensibilità dimostrata dai cittadini pontesi alla questione, con particolare attenzione alla spesa per le famiglie e i soggetti economici, affinché si raggiunga tale servizio senza gravare ulteriori compensi sui cittadini.
Il sodalizio chiede poi un metodo che relazioni in modo volontario i compenso degli amministratori al raggiungimento di specifici obiettivi, entro 3 mesi dall’insediamento; poi la revisione degli obiettivi che determinano il compenso ai funzionari, facendone precedere un pubblico dibattito, e il tutto entro 3 mesi dall’insediamento.
Poi il comitato civico chiede che in un anno si facciano almeno cinque consigli comunali, con la specifica condizione di attivarsi in modo intenso, con l’utilizzo di tutti gli strumenti di comunicazione possibili, anticipandone la data con largo anticipo, impegnandosi anche a fissare delle date che coincidano con altri eventi della nostra comunità, al solo titolo esemplificativo, feste di piazza, sagre, manifestazioni delle associazione sul territorio ecc., in modo da attrarre il maggior numero possibile di cittadini. Indice puntato sul sociale: si chiedono consultazioni pubbliche e periodiche con tutte le associazioni presenti sul territorio, almeno una volta ogni anno; poi la pubblicazione di un bilancio annuale sintetico, entro un anno dall’insediamento, comprensibile ai cittadini, con l’indicazione delle entrate, e delle uscite di cassa e di chi determina tali flussi di cassa, nel rispetto della privacy solo per i privati, che verranno raggruppati per categorie omogenee, nonché dei dati sull’indebitamento netto dell’Ente e dei suoi crediti.
Poi tutti i possibili progetti e finanziamenti proposti da qualsiasi tecnico, anche non locale, sin dall’insediamento, con particolare riguardo di quelli che prevedono opere in difesa del suolo dai suoi processi erosivi e della sistemazione idrogeologica, comprese le opere di ingegneria naturalistica.
E continua il lungo con la razionalizzazione ed un diverso ruolo dell’ufficio del segretario comunale da attuarlo, entro un mese dall’insediamento. L’avvio della mensa scolastica il primo giorno di scuola, il rilascio di documenti, permessi e concessioni in tempi minori della normativa vigente e comunque in modo competitivo rispetto ai comuni circostanti; poi ‘Il Ponte’ chiede la presenza istituzionale di Ponte in tutti gli eventi di carattere locale e quantomeno provinciale; poi tutte le pratiche relative al terremoto del 1980, entro 18 mesi dall’insediamento; l’organizzazione degli uffici per produrre il maggior numero possibile di progetti di finanziamento, osservando quanto e come si faccia nei comuni a noi assimilabili, entro 4 mesi dall’insediamento; l’eseguibilità dei lavori di tutti i progetti cantierabili, entro 6 mesi dall’insediamento ed infine dare avvio al nucleo comunale di protezione civile agevolando anche la creazione di un’unita’ di protezione civile volontaria, entro 18 mesi dall’insediamento.

domenica 3 maggio 2009

”20 Punti Per Ponte”

20 Punti Per Ponte”

PROTOCOLLO D'INTESA TRA IL CANDIDATO


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ED IL COMITATO CIVICO IL PONTE


Premesso che Il Comitato Civico Il Ponte, costituito in Ponte il 7 Aprile 2008 con lo scopo di promuovere attività di carattere politico, col fine di sollecitare la partecipazione popolare e l'impegno sociale e civile dei cittadini, intende perseguire la risoluzione di alcune problematiche che coinvolgono molti cittadini pontesi.

Considerato che con le Elezioni Amministrative del 6 e 7 giugno 2009 siamo prossimi al rinnovo del Consiglio Comunale di Ponte, che è naturalmente giunto alla sua scadenza, si stipula questo accordo volontario elettorale, riconoscendo, per chi è già stato eletto nelle precedenti amministrazioni, le proprie responsabilità per quanto poteva essere fatto fin ora e non è stato fatto.

Con il presente protocollo d'intesa il sottoscritto candidato si impegna a mettere in essere tutte le azione politiche atte alla risoluzione delle problematiche successivamente elencate, rispettandone i tempi d'intervento massimi previsti ed una verifica annuale degli impegni assunti.

Il Comitato civico Il Ponte si impegna a collaborare fattivamente e ad attivare un'adeguata comunicazione di tutte le azioni amministrative poste in essere per tendere ed ottenere la risoluzione delle problematiche appresso descritte. Viene altresì data facoltà al Comitato di rendere pubblico il presente accordo.

Il sottoscritto candidato Sindaco o Consigliere Comunale si impegna a concedere, disporre o approvare:


1) LA NOMINA E LE DELEGHE CON PIENI POTERI DEL MAGGIOR NUMERO DI ASSESSORI POSSIBILI, facendo in modo che costoro si possano insediare, nei tempi minimi previsti dalla normativa, contemporaneamente con le relative deleghe e che le stesse siano distribuite in modo equilibrato tra essi.

2) SPECIFICI INCARICHI A TUTTI I CONSIGLIERI, compresi i consiglieri di minoranza, facendo precedere uno specifico dibattito pubblico sull'argomento.

3) LA MESSA IN SICUREZZA DELLE SCUOLE IN PROSPETTIVA SISMICA, mettendo in atto in via prioritaria rispetto a qualunque altra spesa dell'Ente specifici finanziamenti, nel rispetto delle dotazioni finanziarie dell'Ente, entro 6 mesi dall'insediamento, sia pure in modo graduale ma sistematico.

4) L'ATTIVAZIONE DI SERVIZI CONSORZIATI CON ALTRI COMUNI, tutti quelli possibili in virtù delle normative vigenti oggi e negli anni in carica, entro 18 mesi dell'insediamento.

5) IL NUOVO STATUTO DELL'ENTE E LA REDAZIONE DELLA CARTA DEI SERVIZI PER I CITTADINI, entro 12 mesi dall'insediamento, con particolare priorità per la parte che attiene i rapporti tra i cittadini e le società terze incaricare dall'Ente per l'erogazione di specifici servizi, come acqua, gas, spazi pubblici, affissioni, insegne ecc. Adozione di appositi moduli di contatto tra i funzionari dell'Ente ed i cittadini ove si possano avere riscontri chiari ed identificabili relativi alle integrazioni e/o modificazione delle pratiche presentate all'Ente, con lo scopo di individuare un'unica pronta risposta alle esigenze dei cittadini, al solo fine esemplificativo riportiamo un esempio: nella presentazione di una concessione edilizia il cittadino deve avere un unico documento di riscontro ove può individuare in modo chiaro ed univoco la eventuale documentazione integrativa o sostitutiva di quella presentata senza ulteriori rimbalzi successivi, al fine di ottenere una capacità attrattiva degna del nostro territorio. Definizione dei tempi massimi di colloquio di ciascun cittadino con i singoli funzionari dell'Ente.


6) L'AVVIO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, entro 4 mesi dall'insediamento, nel rispetto della valorizzazione intelligente dei rifiuti e della sensibilità dimostrata dai cittadini pontesi alla questione, con particolare attenzione alla spesa per le famiglie e i soggetti economici, affinché si raggiunga tale servizio senza gravare ulteriori compensi sui cittadini.

7) UN METODO CHE RELAZIONI IN MODO VOLONTARIO IL COMPENSO DEGLI AMMINISTRATORI AL RAGGIUNGIMENTO DI SPECIFICI OBIETTIVI, entro 3 mesi dall'insediamento.

8) LA REVISIONE DEGLI OBIETTIVI CHE DETERMINANO IL COMPENSO AI FUNZIONARI, facendone precedere un pubblico dibattito, entro 3 mesi dall'insediamento.

9) UN NUMERO MINIMO ANNUO DI 5 CONSIGLI COMUNALI, entro 2 mesi dall'insediamento, con la specifica condizione di attivarsi in modo intenso, con l'utilizzo di tutti gli strumenti di comunicazione possibili, anticipandone la data con largo anticipo, impegnandosi anche a fissare delle date che coincidano con altri eventi della nostra comunità, al solo titolo esemplificativo, feste di piazza, sagre, manifestazioni delle associazione sul territorio ecc., in modo da attrarre il maggior numero possibile di cittadini.

10) CONSULTAZIONI PUBBLICHE E PERIODICHE CON TUTTE LE ASSOCIAZIONI PRESENTI SUL TERRITORIO, almeno una volta ogni anno.

11) LA PUBBLICAZIONE DI UN BILANCIO ANNUALE SINTETICO, entro 12 mesi dall' insediamento, comprensibile ai cittadini, con l'indicazione delle entrate, e delle uscite di cassa e di chi determina tali flussi di cassa, nel rispetto della privacy solo per i privati, che verranno raggruppati per categorie omogenee, nonché dei dati sull'indebitamento netto dell'Ente e dei suoi crediti.

12) TUTTI I POSSIBILI PROGETTI E FINANZIAMENTI PROPOSTI DA QUALSIASI TECNICO, anche non locale, sin dall'insediamento, con particolare riguardo di quelli che prevedono opere in difesa del suolo dai suoi processi erosivi e della sistemazione idrogeologica, comprese le opere di ingegneria naturalistica.

13) UNA RAZIONALIZZAZIONE ED UN DIVERSO RUOLO DELL'UFFICIO DEL SEGRETARIO COMUNALE, entro 1 mese dall'insediamento.

14) L'AVVIO DELLA MENSA SCOLASTICA IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA, entro 1 mese dall'insediamento.

15) IL RILASCIO DI DOCUMENTI, PERMESSI E CONCESSIONI IN TEMPI MINORI DELLA NORMATIVA VIGENTE e comunque in modo competitivo rispetto ai comuni circostanti.

16) LA PRESENZA ISTITUZIONALE DEL NOSTRO COMUNE IN TUTTE GLI EVENTI DI CARATTERE LOCALE E QUANTOMENO PROVINCIALE.

17) TUTTE LE PRATICHE RELATIVE AL TERREMOTO DEL 1980, entro 18 mesi dall'insediamento.


18) L'ORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI PER PRODURRE IL MAGGIOR NUMERO POSSIBILE DI PROGETTI DI FINANZIAMENTO, OSSERVANDO QUANTO E COME SI FACCIA NEI COMUNI A NOI ASSIMILABILI, entro 4 mesi dall'insediamento.


19) L'ESEGUIBILITA' DI LAVORI DI TUTTI I PROGETTI CANTIERABILI, entro 6 mesi dall'insediamento.


20) DARE AVVIO AL NUCLEO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE AGEVOLANDO ANCHE LA CREAZIONE DI UN'UNITA' DI PROTEZIONE CIVILE VOLONTARIA, entro 18 mesi dall'insediamento.

EVENTUALI PUNTI NON SOTTOSCRITTI_______________________________________________


ALTRO______________________________________________________________________________


Ponte ____ maggio 2009

giovedì 16 aprile 2009

COMUNICATO STAMPA DEL 10 APRILE 2009

Il Comitato Civico interrompe brevemente la propria attività per il periodo di vacanze pasquali augurando ai numerosi simpatizzanti ed ai cittadini Pontesi una Buona pasqua.
Le attività riprenderanno dopo la settimana pasquale con i tavoli di confronto in strada, tra la gente. Infatti sono programmate attività presso il monumento a Domenico Ocone nella centralissima Via Ripagallo che diventerà, nel periodo di bella stagione, il centro delle attività pubbliche del comitato. Sono programmati gli incontri con i canditati nel periodo preelettorale per dare a tutti la possibilità di elaborare meglio e criticamente le proprie scelte e confermare le proprie convinzioni attraverso il confronto diretto.
Si sottoporrà inoltre alla sottoscrizione dei candidati stessi il documento delle richieste del comitato per la nostra comunità, già in corso di elaborazione con le conferme avute dai risultati ottenuti dal recente questionario anonimo. Certamente tra gli impegni da sottoscrivere vi saranno: la riforma per l’efficienza degli uffici comunali con la definizione della carta dei servizi oltre che il fondamentale impegno degli aspiranti sindaci a delegare quanto più possibile il proprio potere attraverso la costituzione di squadre di governo con delega ad assessori ed incarichi a consiglieri che aumentino democraticamente l’efficienza e l’impegno collegiale.
In post elezioni si procederà inoltre a due tavoli di confronto: il primo di analisi critica e commento dei risultati; il secondo di confronto con il consiglio emerso dalle votazioni, quindi con i componenti tutti, delle future maggioranza ed opposizione, dando anche loro la possibilità nel confronto di ringraziare i cittadini-elettori e di confermare il loro ruolo e gli impegni promessi in campagna elettorale all’interno del nascituro consiglio.
Programma sicuramente ambizioso che con la forza della stima che i cittadini ci dimostrano quotidianamente porteremo a termine con tutte le forze organizzative che siamo oramai soliti mettere in campo.

giovedì 2 aprile 2009

COMUNICATO STAMPA DEL 2 APRILE 2009

Ieri 1° Aprile 2009 Il comitato civico Il Ponte ha presentato i risultati del questionario anonimo per i pontesi nel corso di un dibattito pubblico che si è svolto presso la sala consiliare del Comune di Ponte.
Grande soddisfazione dai responsabili del comitato per il numero di voti raccolto, infatti ai voti espressi via internet sono da aggiungere le ben 341 schede con 291 schede valide raccolte nelle 10 urne tenute presso gli esercizi commerciali del paese; tale risultato va ben oltre le 200 schede che erano auspicate dal comitato che si prefiggeva infatti un questionario basato sul 10% del corpo elettorale del paese.
Molti, inoltre, i suggerimenti raccolti negli spazi lasciati alla libera descrizione dei cittadini e relativi alle domande poste. Insomma un vero successo non solo quantitativo ma anche di qualità del quale bisogna ringraziare i volenterosi cittadini, che pur condividendo i disagi di questa paese, hanno voglia di essere attivi nella risoluzione dei problemi. Questa piccola comunità può e deve impegnarsi per migliorare il proprio futuro, sapendo anche dopo i tavoli di confronti avuti, che non siamo soli.
I dati ottenuti confermano e danno nuova forza al comitato nel continuare sulla strada intrapresa, di critica costruttiva, nei confronti della pubblica amministrazione comunale, infatti tra le attese risposte è da registrare che ben l’80% dei cittadini condivide il disagio spesso lamentato dal comitato negli ultimi mesi e che è stato tra i bisogni per cui il comitato fu fondato il 7 Aprile del 2008. Ancora il solo 20% dei consultati ritiene che in paese la qualità della vita sia valutabile tra il buono e l’ottimo mentre ad un 25% di soddisfatti con sufficienza fanno eco ben il 55% di persone che ritengono la qualità della vita e dei servizi assolutamente insufficiente. Tra i servizi considerati meno performanti stravince l’ufficio tecnico che distanzia anagrafe e amministrativo su per giù a pari merito, l’ufficio meno votato come e quindi di conseguenza meglio valutato è risultato quello dei Vigili Urbani. Tali dati saranno utili al comitato quale elemento di supporto alle convinzioni già radicate sulle tematiche specifiche. Cercheremo inoltre di avere un confronto con i candidati che si presenteranno alla carica di Sindaco per elaborare e condividere azioni che puntino anche a risolvere le questioni evidenziate.
Molti anche gli interessati alla parte relativa alle ultime due domande e cioè quelle relative al futuro sindaco da esprimere tra gli attuali consiglieri e assessori, vista l’incandidabilità del Sindaco attuale, o facendo ricorso alla fantasia e alle preferenze dei cittadini con la proposta di eventuali nomi nuovi. In tale sondaggio si è avuto il seguente verdetto: Domenico Ventucci 68 voti (21,73%) già in corsa ed ispiratore della lista opposta alla continuità Meola; Armando Capobianco 51 voti (16,29%) Assessore della attuale giunta ed in corsa come candidato Sindaco con l’attuale amministrazione uscente; Maria Fusco 29 voti (9,27%) assessore uscente, ma in lista con Ventucci; Angelo Maffei 24 voti (7,67%) consigliere di maggioranza uscente, ma in lista con Ventucci; Giacomo De Angelis 24 voti (7,67%) capogruppo della attuale minoranza; Lorenzo Leone tra i nomi nuovi esponente provinciale del PDL con 6 voti (1,92%); alla pari con 5 voti A. De Filippo, consigliere uscente, ma in lista con Ventucci, e i nomi nuovi noti e meno noti di Andrea Rillo, importante imprenditore locale, e Libero Sica uno dei responsabili del comitato. Molti poi i nomi all’interno del ben 30% di voti sparsi, inferiori a 4, tra questi due votanti affiderebbero la conduzione del Municipio ad Elena Store, 2 votanti al sagrestano Totonno, 1 votante a Rocco Siffredi e per la par condicio o pari opportunità che dir si voglia 1 votante a Cicciolina.
Tutte i dati completi del questionario saranno visibili nei prossimi giorni sul nostro sito internet www.ilponte.tk .
Durante il dibattito organizzato per la presentazione dei dati è stato evidenziato dai rappresentanti del comitato l’ennesima assenza di consiglieri possibili candidati della lista Capobianco, nonostante alcuni di loro avessero assicurato gli organizzatori della propria presenza, anche per sfatare i sempre maggiori pregiudizi che costoro nutrono nei confronti del comitato.
Riteniamo non dare loro nessun ulteriore appello, procederemo con invitarli di nuovo, solo dopo che si saranno presentati ai nostri dibattiti pubblici in modo spontaneo.

Presenti invece diversi probabili candidati della lista Ventucci e come al solito, oltre a diversi cittadini, il sempre presente Giacomo De Angelis, unico consigliere comunale di opposizione.
Presenteremo nei prossimi giorni ai cittadini, attraverso un pubblico incontro una bozza del documento programmatico da sottoporre ai futuri candidati, ai quali sarà richiesto di sottoscrivere un protocollo d’intesa con il comitato su problematiche e priorità per la nostra comunità di cui vi rappresenteremo nei prossimi incontri.

giovedì 26 marzo 2009

COMUNICATO STAMPA DEL 26-3-2009

Con il 6° tavolo di confronto: “Dare a Ponte la centralità politica pari alla sua strategica centralità territoriale” si conclude questo primo ciclo di incontri; il Comitato Civico Il Ponte tira le somme di un bilancio molto positivo, incentrato sulla crescita del dibattito politico e culturale all’interno di una società dormiente, proprio come è stata quella pontese negli ultimi anni. Grazie alla sensibilità che le forze politiche del centro destra hanno dimostrato con la loro partecipazione ci è stata data la speranza di poter immaginare un futuro differente.Grazie agli esponenti del Pdl intervenuti: On. Nunzia De Girolamo, Sen Mino Izzo, On Mario Ascierto Della Ratta, Dott. Annio Maiatico, grazie all'On.Luca Colasanto che pur non essendo presente ha inviato i suoi cordialissimi saluti attraverso il coordinatore provinciale del Pdl e grazie ai numerosi partecipanti convenuti, che con attenzione hanno seguito i lavori durati oltre due ore, grazie ancora ai cittadini che hanno contribuito con le loro considerazioni opportune e competenti a sviluppare ulteriormente i temi del dibattito. E con questo incontro Ponte è già nel bel mezzo della centralità politica provinciale. Unico grande rammarico è quello di non essere riusciti a coinvolgere nell’intero ciclo dei dibattiti, per presunte pregiudizievoli appartenenze dello stesso comitato a schieramenti non meglio definiti, il nostro sindaco ed i componenti vecchi e nuovi della sua squadra. Molte a tal proposito sono state le stoccate e le incomprensioni delle quali speriamo se ne perda presto il ricordo, per non pregiudicare la possibilità di dare alla comunità un dibattito con tale importante componente del panorama politico pontese."Il comitato, infatti, pur non volendo essere all’interno della campagna elettorale con una posizione schierata con l’uno o l’altro candidato, vuole ancora una volta svolgere la funzione per cui è stato costituito, e cioè essere una libero raggruppamento di cittadini per i cittadini, non un intermediario, ma bensì un catalizzatore sociale che favorisca la chiarezza, stimoli il confronto, aumenti lo scambio informativo relazionale. Tutto per far sì che in questa fase i candidati sviluppino programmi ancor più aderenti ai bisogni della collettività. Tutto pronto per l’apertura delle urne, predisposte per il Questionario, che avverrà Sabato 28 Marzo alle ore 15.00 presso la sede del Comitato in Via G. Ocone a Ponte, mentre Mercoledì 1 Aprile alle ore 18.30 si invitano i cittadini compresi i candidati alle prossime amministrative al dibattito sui risultati del questionario.

sabato 21 marzo 2009

STRALCIO DELLA NOTA INTRODUTTIVA LA 6° TAVOLO DI CONFRONTO PER PONTE


In quasi un anno di vita abbiamo messo in atto alcune modeste iniziative che pensiamo abbiano già sortito effetti positivi sulla comunità di Ponte.

Questi Tavoli di confronto, il 6° ed ultimo di questo ciclo, è una delle azioni che, insieme al Questionario e ad altre, hanno consentito a questa comitato di tenere accesa l'attenzione sulla politica locale, sopratutto quella per il futuro di questa comunità e ci hanno poi dato la possibilità di riscontrare se il disagio che noi avvertivamo fosse condiviso e diffuso tra la gente.

Dieci anni senza appartenenza politica, senza dibattito e confronto politico hanno modificato le nostre abitudini anche dialettiche.

Grazie, per la sensibilità che le forze politiche del centro destra hanno dimostrato, con la vostra partecipazione ci date la speranza di poter immaginare un futuro differente.

Grazie a tutti gli esponenti del Pdl intervenuti: On. Nunzia De Girolamo, Sen Mino Izzo, On Mario Ascierto Della Ratta, Dott. Annio Maiatico e grazie all'On. Luca Colasanto che pur non essendo presente ha inviato i suoi cordialissimi saluti attraverso il coordinatore provinciale del Pdl.

Voi sapete che un simile incontro è stato fatto giusto un mese fa con le forze del centro sinistra, costoro non ci lasciarono cogliere questa opportunità, ne tanto meno ci consentirono di esporre il nostro progetto, solo alcuni amici locali del centro sinistra, peraltro sempre presenti ci rinnovarono la possibilità di confrontarci con loro.

Il nostro progetto è semplice ed è tutto sintetizzato in quella frase che probabilmente avete letto nei vostri inviti: DARE A PONTE QUELLA CENTRALITÀ POLITICA PARI ALLA SUA STRATEGICA CENTRALITÀ TERRITORIALE.

Questa è un territorio con forti potenzialità non espresse, forse non tutti i pontesi vivono questa convinzione, ma noi siamo più che convinti e pensiamo di poter cogliere le opportunità che i piani nazionali, regionali e provinciali prevedono per l'immediato futuro per questo inizio di valle,penso certamente al raddoppio della Caianello e alla piattaforma logistica sopra di noi, il piano energetico regionale, solo per citare qualche esempio, progetti questi che vedono l'area al cui centro è Ponte pienamente coinvolta in una trasformazione ed in opportunità epocali.

E CON QUESTO PONTE E' GIA' NEL BEL MEZZO DELLA CENTRALITA' POLITICA PROVINCIALE

IL MATTINO 21-03-2009


MICHELE DI MAINA Ponte. «L'impegno di tutti per conferire alla comunità pontese la giusta centralità politica, pari alla sua strategica centralità territoriale». È il tema del sesto e ultimo «Tavolo di confronto» organizzato dal comitato civico «Il Ponte», in programma oggi alle 18 nella sala consiliare della sede municipale. Il comitato evidenzia con un comunicato che «questo nuovo incontro, già programmato da tempo con le forze politiche del centrodestra, si affianca all'iniziativa in fase di conclusione del questionario, da cui scaturiranno le indicazioni per la successiva elaborazione del ”Patto con il cittadino pontese”, da sottoporre all'attenzione dei candidati alle prossime elezioni amministrative locali». Inoltre, nella nota si precisa che «hanno preannunciato la loro adesione al dibattito odierno esponenti di rilievo del centrodestra, e cioè i parlamentari Nunzia De Girolamo e Cosimo Izzo, il consigliere regionale Luca Colasanto, il presidente provinciale di Alleanza nazionale Salvatore Verrillo e il segretario provinciale dell'Udeur Annio Maiatico. Dunque, si sottolinea la diversa sensibilità per la nostra comunità da parte del centrodestra rispetto al centrosinistra, con riferimento a quella che abbiamo definito ”la grande assenza” dei responsabili provinciali dei partiti di centrosinistra all'analogo ”Tavolo di confronto”, nonostante lo specifico invito al dibattito». Il coordinatore del comitato civico «Il Ponte», Libero Sica, invita a intervenire all'incontro, «per partecipare attivamente alle iniziative programmate. Contestualmente, ringraziamo vivamente quanti vorranno onorarci della loro presenza, con la certezza che saranno numerosi e interessati alle tematiche del confronto».

6° Tavolo di confronto per Ponte

martedì 10 febbraio 2009

Il Sannio Quotidiano 09-02-2009 ‘Il Ponte’ invita a scegliere il candidato

‘Il Ponte’ invita a scegliere il candidato
Data: 09-02-2009

E’ iniziata da circa una settimana la distribuzione del questionario anonimo voluto dal comitato civico ‘Il Ponte’. La distribuzione sta andando avanti, con i moduli che sono reperibili in tutti i locali pubblici del paese. Allo stesso tempo si può rispondere alle domande del questionario anche collegandosi sul sito del sodalizio (www.ilponte.tk).
La prima domanda che viene rivolta ai pontesi è: “Gentile concittadino senti di appartenere a questa comunità? Si, no o altro? Ritieni che le linee guida di Ponte debbano essere: dettate da qualcuno, condivise da molti o altro?
Questo questionario è anonimo – si legge nella nota de ‘Il Ponte’ - e la tua partecipazione è volontaria, ma dettata da un dovere civico, essa è motivata dalla percezione di un disagio diffuso nella nostra comunità, condividi questo disagio? Si, no, altro? Se lo condividi, indica in quali settori, graduandoli da 1 a 6, dove il numero 1 è il disagio maggiore: servizi pubblici e assistenziali, viabilità e territorio, sicurezza, eventi culturali, strutture e sviluppo o altro. Come percepisci la qualità della vita a Ponte? Ottima, buona, sufficiente, insufficiente o altro?”.
Poi il questionario si sposta sul tema: rapporto cittadino-uffici comunali. “La tua esperienza nei rapporti con gli uffici comunali è ottima, buona, sufficiente o insufficiente? Se hai subito disagi e contrattempi, indicaci in quali settori: tecnico, anagrafe, ragioneria, vigili urbani o in qualche altro più precisamente?”.
Non solo rapporti con gli uffici comunali, ma anche con gli amministratori: “Il tuo rapporto con gli amministratori è costante, occasionale, nullo o altro? Che sensibilità – continuano i quesiti - hai riscontrato negli amministratori, rispetto alle necessità ed esigenze che gli hai manifestato? Ottima, buona, sufficiente, insufficiente o altro? Come giudichi le risposte e le soluzioni adottate?”.
Ed ancora ci si sposta verso Ponte e la sua identità: “Crediamo che attualmente Ponte non abbia una sua identità ben definita e conosciuta, ritieni utile lavorare al raggiungimento di una precisa identità locale? In futuro Ponte potrebbe avere una sua identità legata: a qualche prodotto agricolo, ad una filiera industriale, ad un polo commerciale specialistico, a specifici servizi o altro? Quale tipo di capacità attrattiva potrebbe offrire il nostro paese ed il suo territorio? storico culturale, residenziale, turistico-ambientale, agroalimentare o altro?”.
Spazio anche al settore dei giovani ed anziani: “Cosa proponi per i giovani? Sport, aggregazione socio-culturale, partecipazione alla politica o altro? Come possono contribuire gli anziani alla crescita della nostra comunità? partecipando ai servizi pubblici, diventando protagonisti di iniziative culturali o altro?”.
E parlando di Ponte, il comitato civico poteva mai mettere da parte le opere pubbliche in paese? Certo che no.
Questi i quesiti rivolti alla cittadinanza su questo settore: “Come vivi la presenza di molte strutture incomplete e/o inutilizzate? Con indifferenza, con indignazione, in prospettiva o altro? Pensi che tale fenomeno possa essere evitato in futuro?”.
Sguardo rivolto anche ai comunitari ed extracomunitari: “Come ti rapporti con i nuovi cittadini che hanno scelto di aggregarsi alla nostra comunità ed in che modo? Con rispetto, con indifferenza, con diffidenza o altro?”.
Ed infine occhi puntati sulle prossime comunali con una sorta di elezioni primarie: “Chi degli attuali amministratori maggioranza e minoranza – chiede ‘Il Ponte’ alla comunità – immagineresti candidato alla carica di sindaco alle future elezioni? Armando Capobianco, Angelo De Filippo, Maria Fusco, Domenico Ventucci, Giacomo De Angelis o altri? E poi – conclude il questionario - chi immagineresti come candidato sindaco di Ponte, naturalmente un nome che non sia tra gli attuali amministratori?”.

giovedì 29 gennaio 2009

Questionario on line

Il questionario anonimo voluto dal Comitato Il Ponte e da molti dei cittadini intervenuti ai 4 Tavoli di Confronto per Ponte è on line.
Qui a destra puoi partecipare in modo rigorosamente anonimo e dare la tua opiniene ed il tuo contributo.
Grazie.

mercoledì 28 gennaio 2009

venerdì 23 gennaio 2009

COMUNICATO STAMPA DEL 23 GENNAIO 2009

COMITATO CIVICO “IL PONTE “
Costituito in Ponte il 7 Aprile 2008 con lo scopo di promuovere attività di carattere politico,
col fine di sollecitare la partecipazione popolare e l'impegno sociale e civile dei cittadini.
Via Giuseppe Ocone n. 17 - 82030 PONTE (Bn) fax 0824.1810331 www.ilponte.tk - info@ilponte.tk



COMUNICATO STAMPA DEL 23 GENNAIO 2009


Al 4° tavolo di confronto per Ponte continua la rotazione di cittadini ed amministratori; nella riunione tenutasi martedì 20 gennaio abbiamo confermato la volontà di continuare un percorso di confronto con tutti e l'impegno a non desistere nella sollecitazione dei cittadini ad avvicinarsi alla politica, soprattutto approfondendo la programmazione del futuro per la nostra comunità.
Questa volta ci siamo confrontati sulla consapevolezza di una mancata progettualità organica e a margine del dibattito abbiamo avuto la gradita occasione di interloquire pubblicamente con due autorevoli Assessori (Fusco e De Filippo) e con il capo gruppo della minoranza (De Angelis), sempre presente agli incontri, ed infine di decidere sulla redazione finale del questionario.
Il Comitato “Il Ponte” ha evidenziato, anche ai tre amministratori presenti, l'intenzione di richiedere, ai futuri candidati al governo del paese, un impegno formale ed in tempi definiti ad affrontare e risolvere in via prioritaria le problematiche ed i disagi evidenziati dal Comitato stesso, anche in relazione alle risposte del questionario proposto nei prossimi giorni ai cittadini di Ponte.
Il questionario, predisposto dal Comitato, con il prezioso contributo dei cittadini presenti nei vari incontri, sarà distribuito grazie alla collaborazione di alcuni operatori commerciali del paese, nei cui negozi saranno apposti dei contenitori atti a ricevere i questionari stessi, in forma rigorosamente anonima.
Ci piace ricordare a quanti non hanno ricevuto i nostri precedenti comunicati, che non cerchiamo candidati per le prossimi liste elettorali e noi non saremo candidati.
Cogliamo l'occasione, infine, per presentare a tutti il 5° e 6° TAVOLO DI CONFRONTO PER PONTE, il cui tema sarà: “Ponte incontra politici e rappresentanti dei partiti dell'area di centro-sinistra“ per il 5° incontro e dell'area di centro-destra per il 6° incontro, le date saranno confermate a breve e sono evidentemente vincolate alla disponibilità dei referenti provinciali e locali dei partiti stessi, ai quali giungerà nelle prossime ore l'invito del Comitato “Il Ponte”.

mercoledì 21 gennaio 2009

QUESTIONARIO ANONIMO PER I CITTADINI DI PONTE

Gentile concittadino senti di appartenere a questa comunità?
SI ¤ - NO ¤ - altro ¤_____________________________________________________________

Ritieni che le linee guida di Ponte debbano essere:
dettate da qualcuno ¤ - condivise da molti ¤ - altro ¤___________________________________

Questo questionario è anonimo e la tua partecipazione è volontaria, ma dettata da un dovere civico, essa è motivata dalla percezione di un disagio diffuso nella nostra comunità, condividi questo disagio? SI ¤ - NO ¤ - altro ¤______________________________________________________

Se lo condividi, indica in quali settori, graduandoli da 1 a 6, dove 1 è il disagio maggiore.
servizi pubblici e assistenziali ∟ - viabilità e territorio ∟ - sicurezza ∟ - eventi culturali ∟ - strutture e sviluppo ∟ - altro ∟ ____________________________________________________

Come percepisci la qualità della vita a Ponte? ottima ¤ - buona ¤ - sufficiente ¤ - insufficiente ¤ -
altro ¤ _________________________________________________________________________

RAPPORTI CITTADINO-UFFICI COMUNALI:
La tua esperienza nei rapporti con gli uffici comunali è
ottima ¤ - buona ¤ - sufficiente ¤ - insufficiente ¤

Se hai subito disagi e contrattempi, indicaci in quali settori:
tecnico ¤ - anagrafe ¤ - ragioneria ¤ - vigili urbani ¤ -
o più precisamente:______________________________________________________________

RAPPORTI CITTADINO-AMMINISTRATORI:
Il tuo rapporto con gli amministratori è
costante ¤ - occasionale ¤ - nullo ¤ - altro ¤___________________________________________

Che sensibilità hai riscontrato negli amministratori, rispetto alle necessità ed esigenze che gli hai manifestato?
ottima ¤ - buona ¤ - sufficiente ¤ - insufficiente ¤ - altro ¤ ________________________________

Come giudichi le risposte e le soluzioni adottate? ottime ¤ - buone ¤ - sufficienti ¤ - insufficienti ¤ - altro ¤_________________________________________________________________________

PONTE E LA SUA IDENTITA':
Crediamo che attualmente Ponte non abbia una sua identità ben definita e conosciuta, ritieni utile lavorare al raggiungimento di una precisa identità locale?
SI ¤ - NO ¤ - altro ¤_____________________________________________________________

In futuro Ponte potrebbe avere una sua identità legata:
a qualche prodotto agricolo ¤ - ad una filiera industriale ¤ - ad un polo commerciale specialistico ¤ - a specifici servizi ¤ - altro ¤_____________________________________________________

Quale tipo di capacità attrattiva potrebbe offrire il nostro paese ed il suo territorio?
storico culturale ¤ - residenziale ¤ - turistico-ambientale ¤ - agroalimentare ¤ -
altro ¤ ________________________________________________________________________

GIOVANI E ANZIANI:
Cosa proponi per i giovani? sport ¤ - aggregazione socio-culturale ¤ - partecipazione alla politica ¤ - altro ¤ ________________________________________________________________

Come possono contribuire gli anziani alla crescita della nostra comunità? partecipando ai servizi pubblici ¤ - diventando protagonisti di iniziative culturali ¤ - altro ¤ _________________________________

PONTE E LE SUE OPERE PUBBLICHE:
Come vivi la presenza di molte strutture incomplete e/o inutilizzate? con indifferenza ¤ -
con indignazione ¤ - in prospettiva ¤ -
altro ¤ _________________________________________________________________________

Pensi che tale fenomeno possa essere evitato in futuro? SI ¤ - NO ¤ -
altro ¤ _________________________________________________________________________

COMUNITARI ED EXTRACOMUNITARI:
Come ti rapporti con i nuovi cittadini che hanno scelto di aggregarsi alla nostra comunità ed in che modo? con rispetto ¤ - con indifferenza ¤ - con diffidenza ¤ -
altro ¤ ________________________________________________________________________

FUTURA AMMINISTRAZIONE:
Chi degli attuali amministratori maggioranza e minoranza immagineresti candidato alla carica di Sindaco alle future elezioni? Armando Capobianco ¤ - Angelo De Filippo ¤ - Maria Fusco ¤ - Domenico Ventucci ¤ - Giacomo De Angelis ¤ - altri ¤ ___________________________________

Chi immagineresti come candidato Sindaco di Ponte?
(Un nome scelto al di fuori degli attuali amministratori) __________________________________